Dono Dubbio Distanza…
“Un dono dondola dolcemente dormendo fra le mani di un bimbo innocente. Sfugge al sonno e cade in terra.
Un dono dondola ancora, chissà dove.
Chissà quando, con chi, per chi”
Se ci affidiamo alla ricerca etimologica del termine scopriremo agevolmente che il dono è ciò che si dà volontariamente senza esigerne prezzo, ricompensa o restituzione. Dal latino dōnum (dono, dono votivo, l’atto del donare, offerta agli dèi, la cosa donata, regalo, onori funebri) e dal greco δῶρον [doron] (dono, regalo, offerta, voto sacro, imposta, tributo). Scopriremo anche che il termine latino donatio indica sia il dono che l’atto del donare.
Il valore più profondo del termine dono è espresso in sanscrito dai termini dānapāramitā e dharmadāna. Dānapāramitā può essere tradotto in italiano come “Generosità Trascendente”. Nella tradizione buddhista la dānapāramitā è considerata la prima perfezione del percorso del bodhisattva, ovvero la “perfezione di carità”. Dharmadāna (pali dhammadāna, tibetano chos-kyi sbyin-pa) può essere tradotto in italiano come Generosità Spirituale.
Se chiudessimo gli occhi e ci affidassimo al gioco delle associazioni libere forse, fra le prime immagini, ci apparrebbe un oggetto celato da carta e lustrini che magari un simpatico vecchietto ci avrà consegnato quella volta che siamo stati buoni. Ma se il dono è generosità perché il ricatto del vecchio nonnino? Questa domanda mi inchioda anno dopo anno agli sguardi vivaci dei bambini che incontro. Il dono è diventato nel tempo un costrizione vestita di buono per controllare qualcosa che vorremmo fosse esattamente come vogliamo noi. Nell’intenzione, nel pregiudizio, nella reazione emotiva di chi riceve il dono. Il dono è forse egoista, allora?
No. Il dono non è mai egoista ma, se accettiamo di accogliere il saper dare e il saper ricevere nella sua luce che si stacca da noi per illuminare qualcuno fuori da noi, ci accorgeremo di quelle volte in cui il dono era invece la ricerca del’Io-Sono. Un mentore dona, a chi sceglie di essere accolto, un respiro profondo per quell’Io generoso e talvolta smarrito. Nell’accettare il dubbio del saper essere colmiamo la distanza che intercorre fra l’oggetto dono e l’atto del donare.
Il dono è fra le scelte d’amore più impegnative che possiamo intraprendere. Ci mette in comunicazione profonda con gli altri. È tutto e il contrario del nostro tutto.
Raffaella